Rogazioni legate a San Romualdo
Solitamente, fino a pochi anni fa, ancora con don Antonio Zanotto, che ha continuato a svolgerle con pochi vecchi e coi bambini prima della scuola, si celebravano le ROGAZIONI.
Si svolgevano in 3 giorni con 3 percorsi:
- riguardava la zona confinante con Caposile, nell’Azienda De Zuliani-Doria o Brasi (il fattore che sposò una De Zuliani e condusse con mano ferrea le mezzadrie fino alla lontana Via Bonifica, che arrivava fino al canale Principale e canale Francescata a Sud, su cui inutilmente si è lottato per costruire un ponte che congiungesse questa via con la via Francescata e unificasse il paese). Si camminava anche sulle terre degli Ianna, dei Del Negro,dei Fabris, dei mezzadri e fittavoli, dei Finotto, degli Zoia, e degli Orlando;
- si svolgeva nelle campagne di Ca’ Nani, dalla Via Francescata alla Bova Rosa, canale rettificato nella Grande Bonifica, nelle terre dei Gradenigo, dei Comello, degli Janna Bertè di Ca’ Camillo, fino al Canale Principale I e canale San Giovanni, inoltre dai Rossanese, dai Fiorindo e dai Ferrazzo, passando a Cà Nani, da Gottardo, da Saramin, da Dotto e Lunardelli;
- si svolgeva sui Salsi, percorrendo “‘a pontesèa” e passando per le terre dei Carpenedo, dei Drighetto, dei Ferrazzo, con merenda a Ca’ di Valle e passando poi dai Davanzo, dai Lion, dai Sorgon si arrivava fino a Torre Caligo.
Si partiva dalla Chiesa con il prete in cotta e stola e con il secchiello dell’acqua santa (secièo) e una frotta di chierichetti (zaghèti o cotarioi), che avevano in questa occasione la possibilità di ricavarsi una specie di riconoscimento economico annuale, con la raccolta delle uova nelle famiglie (con percentuale al sacrestano e al parroco). Veniva intonato il rosario e si procedeva nell’ordine stabilito: croce, uomini, prete e chierichetti e donne. Le risposte alle Ave Marie e alle Litanie avevano le tonalità maschili (gravi) e femminili (acute) che sembra di poter ancora udire, pensando ad una campagna aperta, silenziosa e solo musicata dal canto degli uccelli e dalle esclamazioni ripetute con convinzione, le Litanie dei Santi: fra cui
“Propitius esto, parce nobis, Domine (2 volte). Ab omni malo, libera nos,Domine. Ab omni peccato, libera nos, Domine. Ab ira tua, libera nos, Domine. A subitanea et improvisa morte, libera nos, Domine. Ab insidiis Diaboli, libera nos, Domine. Ab ira et odio et omni mala voluntate, libera nos, Domine. A spiritu fornicationis, libera nos, Domine. A fulgore et tempestate, libera nos, Domine. A flagello terraemotus, libera nos, Domine. A peste fame et bello, libera nos, Domine. A morte perpetua, libera nos, Domine”.
Le famiglie gareggiavano per costruire altarini ed indurre una sosta, per una particolare benedizione, soprattutto avendo tra i famigliari degli anziani intrasportabili o handicappati gravi, che non mancavano nelle grandi famiglie patriarcali. Poi c’erano le soste in qualche grande famiglia di affittuali, che offrivano a tutti un bicchiere di “vin pico’lo“, mezzo uovo o una fetta di “fugassa” o pan dolce. Mentre i bambini tornavano di corsa per poter andare a scuola, gli altri si fermavano a chiacchierare o a scambiarsi le notizie e tornavano magari a mezzogiorno suonato. Qualche volta, per ingraziarsi la comunità, era il proprietario terriero delle aziende agricole o ospitare tutti, e farsi benedire il fascio di croci fatte a mano, con rami dimezzati di salice, che andavano piantate ai confini dei terreni, come preghiera di invocazione, per essere liberati da ogni catastrofe naturale.
Le “rogazioni” (= richieste, suppliche, domande, preghiere) o litania maggiore del lunedì, martedì, mercoledì si celebravano nei giorni antecedenti l’allora giovedì dell’Ascensione del Signore.
Questa usanza risale ai primi tempi della Chiesa, voluta da papa Liberio (352-366) in sostituzione delle Robigaglia (feste contadine in onore della dea Robìgo, dea che salvava il grano dalla “ruggine” (“rossigno”, come quello dei maiali) la malattia che riduce le spighe in polvere.